Napoli, 5 maggio 2020.
Anche in Campania si esplorano i possibili legami tra diffusione della pandemia di Covid-19 e inquinamento atmosferico. Arpac aderisce al progetto Pulvirus, iniziativa congiunta di Istituto superiore di sanità (Iss), Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) e Enea, trai cui scopi, appunto, c’è lo studio delle eventuali interazioni chimico-fisico-biologiche tra polveri sottili e virus, e inoltre gli effetti del lockdown sulla qualità dell’aria.
«I principali fronti di ricerca in cui è impegnata la comunità scientifica sono due», spiega Giuseppe Onorati, dirigente della UOC Reti di monitoraggio e Cemec: «capire se alcuni inquinanti atmosferici, tra cui le polveri sottili, possano favorire la diffusione dei contagi e poi, al contrario, capire quanto le misure di contenimento dell’epidemia possano aver abbattuto le concentrazioni di inquinanti atmosferici, per effetto della riduzione del traffico e delle attività produttive. Finora, come gran parte degli enti del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, noi ci siamo impegnati soprattutto sul secondo fronte».
A partire dal 10 marzo, quando le restrizioni agli spostamenti sono entrate in vigore in Campania, l’Agenzia ha analizzato i dati della rete di monitoraggio della qualità dell’aria, producendo report a cadenza settimanale, e poi lo scorso 14 aprile pubblicando uno studio dettagliato che considera i dati disponibili fino al 31 marzo. A marzo Arpac ha riscontrato, nei cinque capoluoghi campani, cali evidenti delle concentrazioni di ossidi di azoto, in particolare monossido di azoto, con valori più che dimezzati rispetto alle medie storiche. Per quanto riguarda le polveri sottili, non si è finora riscontrato un effetto altrettanto evidente, anche a causa delle condizioni meteo registrate a marzo e dell’utilizzo dei riscaldamenti, in particolare quelli domestici.
A breve l’Agenzia diffonderà un ulteriore documento di analisi incentrato sui dati rilevati ad aprile.
Con l’adesione al progetto Pulvirus, Arpac unirà i propri sforzi a quelli di altri soggetti istituzionali impegnati a capire come il virus interagisce con il particolato atmosferico. Il progetto prevede l’utilizzo di analisi “in silico”, ossia di simulazioni matematiche al computer, ma anche di un modello biologico rappresentativo delle caratteristiche di SARS-CoV-2.
L’Agenzia campana contribuirà, in particolare, fornendo i dati sulle concentrazioni di polveri sottili in Campania e effettuando specifiche analisi laboratoristiche per caratterizzare il particolato presente nei campioni d’aria prelevati dalle stazioni di monitoraggio.
«Si è molto dibattuto in queste settimane», osserva il Commissario straordinario dell’Agenzia, Stefano Sorvino, «sulle connessioni tra Covid-19 e inquinamento atmosferico. È quanto mai opportuno che il dibattito si fondi su solide evidenze scientifiche, che in questo ambito richiedono complessi approfondimenti. L’Agenzia metterà a disposizione tutto il suo bagaglio di esperienza in materia di monitoraggio degli inquinanti atmosferici. Non spetta a noi valutare gli effetti sanitari dell’inquinamento atmosferico, ma è assodato che una scadente qualità dell’aria abbia riflessi negativi sulla salute, quindi l’impegno dell’Agenzia è garantire ai cittadini il massimo livello di conoscenza e informazione sull’inquinamento atmosferico anche sulla base di studi multidisciplinari come il progetto Pulvirus».